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venerdì 23 luglio 2010

La televisione in famiglia


Bambini, teledipendenza e famiglia in prospettiva pedagogica
Questo mese riportiamo qualche spunto di riflessione sul tema dell’ambito bambino-televisione-famiglia prendendo spunto da una conversazione del prof. Milani contenuta nel DVD edito da Famiglie Nuove dal titolo “Famiglia e Società, nuovi percorsi nell’educare”.
Affrontiamo il tema vasto del rapporto bambino – tv – famiglia in termini di comunicazione in funzione formativa, anche se oggi sarebbe necessario, assieme alla tv, includere anche internet: in questo intervento ci limitiamo a prendere in considerazione solamente la tv.
Il rapporto bambino – tv – famiglia è un problema che è stato sottoposto a studio e ricerche in ambito psicopedagogico soprattutto a partire dagli inizi degli anni ’70. Ciò è stato determinato dal fatto che ci si è accorti che l’uso della televisione ha iniziato a portare delle conseguenze, spesso negative, nella vita delle persone adulte e dei minori, soprattutto perché sovente l’uso si è trasformato in abuso.
La televisione è un mezzo e in quanto tale non è né buono né cattivo, tutto dipende dall’uso che noi ne facciamo: ciò comporta una responsabilità nel suo uso in particolare se siamo educatori di minori.
Sono molteplici gli usi della tv in famiglia e altrettanti possono essere gli effetti positivi che possono derivare da un suo impiego “saggio”. Tuttavia è importante denunciare, in prospettiva pedagogica, alcuni rischi che ci possono essere nell’utilizzo della tv. Molte ricerche statistiche effettuate confermano alcuni trend negativi: per es. il 63% delle famiglie in provincia di PD possiede più di 2 televisioni. Questo semplice dato richiama subito l’attenzione su una inclinazione non certo positiva, il tasso di affollamento pro capite di televisori è piuttosto alto e ciò può significare un pericolo di frantumazione in entità separate della famiglia nel suo interno e quindi un “impallidirsi” delle relazioni intra-famigliari. Tanti televisori possono tradursi in un uso individuale degli apparecchi e quindi, per i familiari, un trovarsi da soli a casa davanti allo schermo. Spesso tale atteggiamento è un pretesto per evitare possibili conflitti con gli altri membri della famiglia, per esempio nella scelta del programma da vedere in quanto ciascuno può avere gusti e preferenze diverse nella scelta dei programmi. Da un punto di vista comunicativo e pedagogico è meglio il confronto e la discussione piuttosto che l’uso individualistico del mezzo.

Altri dati inerenti a ricerche effettuate sul “consumo di tv da parte dei bambini” indicano che i bambini stanno più ore davanti alla tv che a scuola: si guarda la tv già la mattina presto, facendo colazione, fino alla sera tardi, di notte. In bibliografia ormai si parla di televisiomania, alluvione televisiva, droga televisiva, i bambini con le antenne in testa, ecc.
Il fenomeno è rilevante sia quantitativamente che qualitativamente le cui cause sono molteplici. Prime fra tutte l’influenza accresciuta del mezzo televisivo che da bianco e nero è divenuto a colori e tecnologicamente avanzato, molti canali a disposizione che inducono lo spettatore per esempio allo zapping, una frammentazione che spesso  può ripercuotersi su una frammentazione del nostro io, programmazione a tutte le ore – 24 ore la giorno. Un’altra causa importante che rende la tv pericolosamente negativa è la debolezza pedagogica della famiglia perché si fa spesso un uso distorto della tv, per esempio utilizzandola quale baby sitter. In questo caso la tv sostituisce la presenza dei genitori, degli gli adulti, che hanno il compito educativo di accompagnare i bambini nel processo di crescita: il processo di apprendimento nel bambino non avviene più esclusivamente nell’apprendere dai genitori ma anche da quanto la tv, con i suoi programmi, insegna in termini di modelli di comportamento. La tv diviene una “magica” soluzione di cui i genitori possono facilmente disporre, perché la tv accesa blocca i bambini. Il compito dell’educatore viene abdicato a favore della tv e ciò comporta il fatto che vengono inserite, nel percorso educativo del bambino, questioni e modelli inadatti ed inopportuni alla sua età.
I bambini preferiscono altro, non la tv: spesso gli educatori scordano che ai bambini piace giocare con gli amici, leggere storie, uscire con i genitori, e non starsene per forza ipnotizzati davanti allo schermo. Alcune volte è vero che per i genitori la tv è una scelta obbligata perché frequentemente si trovano da soli davanti alle esigenze educative dei figli: spesso manca la presenza fisica e psicologica di adulti capaci di accompagnamento dei genitori nell’educazione dei figli. Solitudine priva di alternativa che porta alla scelta obbligata all’uso della tv favorendo ancora di più la solitudine educativa che innesca l’inizio di un circolo vizioso solitario senza uscita.
La debolezza della famiglia in termini educativi viene spesso espressa dal cattivo esempio degli adulti che danno ai bambini: gli stessi adulti abusano spesso della tv, per esempio è una delle prime cose che vengono accese appena tornati a casa o è un qualcosa che rimane sempre accesa durante i pasti e le attività di cucina. Con la tv accesa non si comunica o meglio, si comunica agli altri componenti della famiglia che non si vuole comunicare. E’ così che i figli, bisognosi di identificarsi con modelli adulti, acquisiscono modelli deviati di comportamento che li porteranno a copiare ciò che hanno imparato e che in questo caso sarà una dipendenza dal mezzo televisivo.
Un’altra causa di abuso della tv è la mancanza di alternative nel tessuto socio-culturale-territoriale in cui le famiglie vivono: mancano spazi verdi, parchi gioco e luoghi di socialità provocando la scelta obbligata della tv in casa, soprattutto quale “attività” per i bambini. In questo senso è necessario un miglioramento di qualità di vita sociale del nostro territorio ed è ciò che ciascuno di noi deve sforzarsi di chiedere alla propria rappresentanza politica ed istituzionale.
Alla luce di tutto questo, forse potrebbe essere una saggia proposta scegliere di non avere la tv in casa in modo da evitare che possa divenire la “persona” più importante della famiglia!

Passando al tema degli effetti dell’uso indiscriminato della tv è necessario premettere due cose: con la tv la comunicazione è unidirezionale, cioè la tv è l’emittente mentre lo spettatore è il ricevente. Ciò è anche aggravato dal fatto che i programmi televisivi sono prodotti per una massa informe di spettatori, completamente spersonalizzata. Tale evidenza porta alla consapevolezza che la comunicazione televisiva utilizza tecniche di comunicazione di grande efficacia per far sì che la massa dei fruitori esprima delle preferenze e quindi contribuisca a fare audience utilizzando forme di persuasione spesso occulta che trasforma lo spettatore in un oggetto. L’equazione spettatore=oggetto è del tutto veritiera.
Inoltre è bene sempre tener presente che il bambino non ha una capacità critica reattiva, non sa discernere ciò che è buono e cattivo, giusto e sbagliato, fantasia e realtà, è quindi sottoposto a un bombardamento televisivo di messaggi e immagini spesso contradditori che lo mette nell’incapacità di una sintesi: egli rimane così inchiodato davanti allo schermo provocando una paralisi cognitiva.

Affrontiamo quindi i possibili effetti negativi dell’uso della tv elencandoli punto per punto:
dipendenza. Indipendentemente dai contenuti quando un bambino o un adulto restano davanti allo schermo ne divengono a poco a poco vittima, schiavo provocando un bisogno che lo rende dipendente, come quando si ha bisogno dell’assunzione costante di una sostanza.
passività. Il bambino stando seduto davanti alla tv diventa un ricettore passivo: il telecomando è solo uno strumento che dà l’illusione del potere sul mezzo e che al contrario ipnotizza ancora di più. Il bambino si abitua a essere spettatore passivo rischiando poi di assumere lo stesso atteggiamento da spettatore passivo anche nella vita.
criticità. Si può rischiare di divenire acritici nella vita, credendo a tutto ciò che viene trasmesso in televisione… “lo ha detto la tv allora è vero”.
assunzione di modelli di comportamento.
fascino dello spot. In media, in un anno, un bambino vede qualcosa come 10.000 spot televisivi che rappresentano una continua rievocazione inconscia che lo spettatore è colui il quale deve comprare qualcosa. Con questo bombardamento di messaggi di acquisto può passare forte il messaggio che la vita è materialismo, è consumismo, che è fatta di compravendite e che esse siano le cose più importanti. In quest’ottica l’uomo diviene importante nella misura in cui è capace di acquistare e consumare.
violenza. La violenza, per molti versi, la si impara vedendola. Un bambino assiste a molteplici atti di violenza guardando la tv, 8 programmi su 10 contengono esperienze di violenza: a 18 anni un ragazzo ha ormai visto in media 13.000 assassini.
scomparsa del gioco. Il bambino è gioco, l’equazione bambino=gioco è indispensabile a una sana crescita psicofisica del piccolo, la vita dell’infanzia si esprime attraverso la funzione ludica dove spontaneità, creatività, fantasia devono esprimersi… il bambino deve immaginare e creare con la fantasia. L’assenza di gioco, lo stare davanti alla tv, è inibizione del modo di essere naturale del bambino che può creare frustrazioni che hanno la forza di essere l’inizio di patologie come depressioni infantili.

Non dovremmo mai dimenticare, citando Leibniz, che “scienza senza coscienza è rovina dell’anima”. Ricordiamoci sempre che il bambino ha bisogno di correre, uscire, giocare, stare con i genitori, partecipare alla loro vita invece di essere un “oggetto” che guarda passivamente.

Intervento del prof Giuseppe Milan contenuto nel DVD dal titolo "Famiglia e Società, nuovi percorsi nell’educare"
E' possibile chiedere copia del DVD a Famiglie Nuove
via Isonzo, 64 - 00046 Grottaferrata (RM)
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