Il passo verso una serena
gestione di queste situazioni è comprendere che l’aggressività dimostrata dal
bambino è una forza naturale e funzionale alla sua crescita.
Certo, esiste un tipo di
sentimento e comportamento aggressivo che si può definire “negativo” e che
nasconde dei disagi, ovvero paure e ansie. Accade per esempio quando c’è della
gelosia nei confronti del fratello o della sorella, oppure quando il bimbo
vorrebbe stare con i genitori anziché con i nonni… In questi momenti, la sua
paura più forte è quella di essere ignorato, quindi reagisce scatenando la sua
“rabbia” per attirare l’attenzione: si arrabbia proprio con chi ama di più e
con chi si prende cura di lui.
Che cosa possiamo fare? Cercare
di calmarlo, parlargli con serenità e abbracciarlo, facendogli sentire che
siamo là “con e per” lui. Reprimere i comportamenti aggressivi dando a essi un
peso eccessivo o, al contrario, ignorarli, rischia di confondere il bambino
anziché aiutarlo a capire come gestire i propri impulsi.
"L'aggressività fa parte
dell'espressione primitiva dell'amore”, sono parole del pediatra e psicanalista
infantile D.W.Winnicott e, in quanto tale, rappresenta anche un istintivo modo
per comunicare con gli altri.
La ricerca del contatto fisico,
anche con graffi e morsi, è un modo per relazionarsi, confrontarsi e
distinguersi dagli altri ed è un modo per comprendere il mondo.
Come abbiamo sottolineato spesso,
la strada verso l’autonomia è un’avventura, una continua “esplorazione” di ciò
che lo circonda. Toccare il cibo con le mani e mordicchiare un altro bambino
sono entrambi comportamenti naturali e positivi che segnano il percorso di
crescita.
Detto ciò, mamma e papà, se i
bambini si azzuffano, lasciateli fare!
… tenendo comunque tutti gli
occhi aperti ;-)