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AZUR è presente e attiva sul mercato da più di 35 anni. Situata tra le verdi vallate del Chianti, è una tra le maggiori aziende in Italia nel campo degli arredi per la Prima Infanzia. Realizzare cose belle, utili, che possano essere funzionali alle esigenze delle mamme e accogliere, in piena sicurezza e in grande armonia, i primi passi del bambino è la nostra mission. Creatività, artigianalità, amore per il bello. AZUR in questi anni ha raccolto le sfide di un mercato in continua evoluzione ed è cresciuta rinnovandosi continuamente e creando sempre nuove linee di prodotti. I prodotti a marchio AZUR e il “segreto” che li anima sono a disposizione nei 600 punti vendita sparsi sull’intero territorio nazionale. AZUR distribuisce i prodotti a marchio BEABA e BEBECAR sul territorio nazionale.

mercoledì 28 marzo 2012

Mamma e lavoro


La speranza che crescano incentivi e tutele per le famiglie
Nelle recenti settimane abbiamo seguito con attenzione le notizie relative alla conciliazione di famiglia e lavoro per le mamme italiane.
Purtroppo non sempre quello che sentiamo è positivo come vorremmo. La Regione Lombardia ha dichiarato, ad esempio, che ormai da cinque anni si sfiorano le cinquemila dimissioni l'anno nel primo anno di età del bambino. Nel 2011 si sono dimesse  4.468 donne e 5 uomini e, a livello nazionale, le statistiche affermano che il 43% delle neomamme ha cambiato lavoro, lo ha lasciato oppure ne ha ridotto l’orario.
Nel contempo, la crisi occupazionale spinge le donne a difendere il proprio posto con le unghie e con i denti poiché, chi si dimette, ha poi scarse possibilità di trovare una nuova occupazione. Ecco che il risultato frequente è la rinuncia a vivere l’esperienza della maternità.

Le cause di questa critica situazione socio- economica sono molteplici e, a complicare e a segnare le scelte delle famiglie, si aggiungono gli elevati costi degli asili nido privati, la difficoltà di accedere all’ammissione dei bimbi negli asili pubblici, il costo delle baby-sitter, la lontananza o l’assenza deinonni e di altri familiari disponibili a seguire i bambini di genitori lavoratori.
Inoltre, moltissime mamme hanno una professione autonoma, quindi ancor meno tutele e benefici, e i congedi di paternità sono un’eccezione. Le grandi imprese sono quelle che continuano a offrire maggiori possibilità di riuscire a conciliare famiglia e lavoro – non ultima, la possibilità di istituire asili nido aziendali – mentre, nel commercio nascono ulteriori criticità a causa dell'estensione degli orari nella grande distribuzione.

Scavando, qualche bella notizia c’è. Ad esempio, la reale condivisione della cura dei figli tra i due genitori: 8 donne su 10 dichiarano di avere un partner collaborativo.
Chi ha analizzato da vicino il fenomeno ha rintracciato tre identikit di mamme-tipo: le mamme felici(29%), le più giovani e con partner molto disponibili, maggiormente soddisfatte del lavoro e con una maternità ben accolta; le mamme acrobate (33%) con lavori più stabili, redditi più alti ma orari più pesanti; le mamme sfiduciate (purtroppo in numero maggiore con il 38%) con problemi sia nel lavoro, precario e poco soddisfacente, sia nella cura del proprio figlio.

In conclusione, accenniamo alle recenti novità in materia di riforma del lavoro che riguardano anche mamme, papà e occupazione.
Arriveranno i voucher da richiedere all’Inps per sostenere la spesa dei servizi di baby-sitting: si avrà diritto di chiedere la corresponsione dei voucher dalla fine della maternità obbligatoria per gli undici mesi successivi, in alternativa all'utilizzo del periodo di congedo facoltativo per maternità e la cifra sarà modulata in base ai parametri Isee della famiglia.
Viene poi esteso ai tre anni di vita del bambino il periodo entro il quale le dimissioni della lavoratrice o del lavoratore devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro per poter essere efficaci. Per quanto riguarda i papà, viene introdotto l'obbligo del congedo di paternità per 3(soltanto!) giornate consecutive entro i primi cinque mesi di vita del bambino. 


Fonti:

Per informazioni utili:

venerdì 16 marzo 2012

Bambini in sovrappeso e obesi

Cause, effetti e soluzioni per un fenomeno in crescita
La convinzione che i bambini per essere belli e sani debbano essere “cicciottelli” riporta a tempi lontani, quando in anni di povertà o di dopoguerra, l’essere grassi era sinonimo di sopravvivenza o benessere. Oggi, nonostante molte minacce alla salute provengano proprio dal sovrappeso e dall’obesità, quella vecchia convinzione si scopre ancora radicata nella nostra cultura.

Si sa, l’Italia è il Paese della buona cucina, della dieta mediterranea, di una cultura del mangiar bene che ora più che mai dobbiamo salvaguardare. Questo però non va confuso con “diete all’ingrasso” per i nostri bambini ma, anzi, deve combinarsi con uno stile di vita sano.

Proprio ieri sono stati resi noti i dati aggiornati sull’incidenza dell’obesità infantile in Italia e altre statistiche che riguardano la presenza di frutta e verdura nella quotidiana alimentazione dei bambini. Pare che 1 bambino su 4 non mangia frutta e verdura  e che solo il 2% dei bambini arriva a consumarne  4 porzioni, a dispetto delle raccomandazioni degli esperti che prevedono un dieta con 5 porzioni al giorno di frutta e verdura.
Questi dati sono giustamente correlati alle statistiche sul sovrappeso e l’obesità infantile che riguarda il 39% dei bimbi tra gli 8 e gli 11 anni, con tassi ancora superiori registrati nelle regioni del Sud (il record negativo è della Campania con il 49%) e tra i ceti più bassi. La mancanza di una dieta variegata e ricca di frutta e verdura è una delle cause di questo fenomeno, ma non è l’unica.

Queste cause, più o meno evidenti, interagiscono tra loro: fattori organici e quindi familiarità e genetica (le cause genetiche sono comunque piuttosto rare); fattori psicologici - il cibo si carica di valori e simboli complessi in ogni paese e in ogni cultura – e fattori socio- ambientali, ossia attività extra scolastiche prevalentemente sedentarie, basso livello socio- economico, errato comportamento alimentare.

La prevenzione dell’obesità infantile comprende della strategie e delle linee guida utili, definite dal Ministero della Salute:
·          abituare il bambino a tre pasti regolari: una colazione non abbondante ma sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino a metà mattina e una merenda il pomeriggio. Questo gli eviterà i “buchi” tra un pasto e l’altro e lo abituerà a non mangiare fuori orario.
·          non premiare il bambino con troppi spuntini, specialmente se ricchi di zuccheri o comunque ipercalorici come merendine, gelati, bevande gassate, succhi di frutta.
·          non insistere quando il bambino è sazio o non ha molta fame; il piccolo potrebbe mangiare solo per far piacere alla mamma o per non essere sgridato; c’è il rischio di ingenerare in lui un rapporto distorto con il cibo.
·          limitare l’introito proteico alternando il consumo di carne, uova e formaggi, alimenti che non vanno somministrati insieme; preferire le proteine del pesce.
·          abituare il bambino ai giochi all’aperto e all’attività fisica; è importante, per un corretto sviluppo; in movimento brucerà molte calorie.
·          rispettare i ritmi sonno/veglia onde evitare l’instaurarsi di abitudini scorrette (sindrome dell’alimentazione notturna).
Quindi, fare del pasto un momento di pausa per stare insieme e parlare; evitare che il bambino mangi troppo in fretta; preferire i cibi fatti in casa ai prodotti confezionati; non associare il cibo all’idea di qualcosa di “speciale” e alle dimostrazioni di amore, né usarlo come premio; ridurre il tempo dedicato alla televisione o al computer a favore di attività più dinamiche; favorire una regolare attività sportiva cercando di assecondare le preferenze del bambino e la sua sensibilità.
Anche l’allattamento al seno sembra ridurre in maniera rilevante il rischio di obesità.

E le conseguenze? Le più frequenti sono rappresentate dai disturbi di tipo polmonare e respiratorio e di tipo ortopedico. Per quanto riguarda conseguenze ”tardive”, l'obesità infantile rappresenta un fattore predittivo di obesità nell'età adulta e la persona che è stata in eccesso di peso durante l’infanzia risulta maggiormente esposta a determinate patologie soprattutto di natura cardiocircolatoria. Possono sopraggiungere anche conseguenze di tipo endocrino, quindi disfunzioni ormonali. E, infine, da non sottovalutare affatto, gli effetti psicologici che possono trascinarsi ed amplificarsi negli anni: disagio, senso di inadeguatezza, solitudine, perdita di autostima e insicurezza.

Per concludere con un sorriso - senza sottovalutare l’argomento che è di estrema importanza e serietà -ricordiamo che c’è chi del cucinare frutta e verdure ai bimbi ne ha fatto un’arte! Smita Srivastava, designer e foodblogger indiana - littlefoodjunction.blogspot.com - non ha più problemi a far mangiare legumi, verdura e frutta a sua figlia: grazie a fantasia e creatività ricrea personaggi, animali e oggetti con gli alimenti, con facce buffe e colori vivaci, per rendere il momento del pasto interessante e giocoso.
Che ne dite? Ci proviamo anche noi? :-)

Fonti
Gianfilippo Pietra, Deliziose ricette per i primi 3 anni di vita. Perché fin dallo svezzamento il pasto sia un momento di salute e di gioia, Red edizioni, Milano, 2004