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AZUR è presente e attiva sul mercato da più di 35 anni. Situata tra le verdi vallate del Chianti, è una tra le maggiori aziende in Italia nel campo degli arredi per la Prima Infanzia. Realizzare cose belle, utili, che possano essere funzionali alle esigenze delle mamme e accogliere, in piena sicurezza e in grande armonia, i primi passi del bambino è la nostra mission. Creatività, artigianalità, amore per il bello. AZUR in questi anni ha raccolto le sfide di un mercato in continua evoluzione ed è cresciuta rinnovandosi continuamente e creando sempre nuove linee di prodotti. I prodotti a marchio AZUR e il “segreto” che li anima sono a disposizione nei 600 punti vendita sparsi sull’intero territorio nazionale. AZUR distribuisce i prodotti a marchio BEABA e BEBECAR sul territorio nazionale.

giovedì 25 ottobre 2012

Mamma e bambino alle prese con lo svezzamento

Il nostro bambino ha circa cinque mesi e abbiamo iniziato a introdurre gradualmente nuovi alimenti, uno o pochi alla volta, per capire come reagisce alle novità.
Il bimbo non gradisce proprio alcuni cibi e, in questo caso, lo esprime molto chiaramente! L’importante è fargli assaggiare i diversi sapori senza aggiungervi sale o zucchero per renderli più appetibili. Se rifiuta un gusto, potremmo riproporlo tra qualche settimana o tra qualche mese, insomma senza alcuna fretta.
I primi “esperimenti” sono le pappe a base di verdura e frutta, fresche o conservate con cura (tenendole in frigorifero per 24 ore per la verdura o 48 ore al massimo per la frutta, oppure congelando le singole porzioni subito dopo la cottura).

È sempre bene fare attenzione al tipo di trattamento che gli alimenti subiscono prima di arrivare nelle nostre cucine e controllare le indicazioni riportate sulle etichette, per esempio a proposito della coltivazione dei prodotti. Dalla lotta guidata (sistema di difesa antiparassitaria in cui i trattamenti con sostanze chimiche, non vengono fatti con periodicità fissa ma quando i danni alle colture ne giustificano il costo)
alla lotta biologica, passando per la lotta integrata (una via di mezzo tra le due precedenti), troviamo altre diciture come “prodotto naturale”, “senza pesticidi”, “ecologico”, “regionale”, “di montagna”, “di fattoria”, “da filiera controllata”… però, tutte queste indicazioni non assicurano che il contenuto sia biologico. Per essere tale, sull’etichetta deve apparire la scritta “Agricoltura biologica. Regime di controllo CEE”, affiancata dal marchio di un organismo di controllo riconosciuto dalla CEE.

È preferibile, quindi, che frutta e verdura siano ben mature e di coltivazione biologica, nonché “di stagione”: in questo modo, si evita di dare al bimbo prodotti che sono stati raccolti immaturi e, successivamente, conservati in magazzino per un periodo più o meno lungo. Il consumo dei prodotti di stagione è, inoltre, più economico!
Ecco una sintesi, utile a tutta la famiglia, con la frutta e gli ortaggi di stagione per il mese di Novembre:
-    ananas, banane, arance, cachi, avocado, limoni, melograno, mandorle, noci, nocciole, kiwi, mele, pere, uva, castagne;
-     bietole, rape, ravanelli, barbabietole, cicoria, patate, topinambur, zucca, carote, cipolle, porro, broccoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, cavolo, verze, finocchi, radicchio, insalata, invidia, lattuga, rucola, sedano, spinaci, carciofi, cardi

La frutta ideale all’inizio dello svezzamento è quella a polpa, mele e pere in primis. La buccia va tolta in quanto potenzialmente irritante.
Gradualmente e seguendo il classico “calendario dello svezzamento”, si possono introdurre altri frutti.
Ad esempio, noci, nocciole, mandorle, pinoli e altra frutta secca non sono adatti prima del compimento del primo anno: il loro elevato contenuto di grassi, infatti, li rende difficilmente digeribili. Dopo il primo anno di età, è bene tritarli e ridurli in polvere, sempre in quantità limitate, e associarli alla frutta fresca o allo yogurt (lo yogurt può essere dato dall’ottavo/nono mese!). 

venerdì 28 settembre 2012

Cani e gatti in casa? Ecco i vantaggi per i piccoli

Parliamo nuovamente del rapporto tra bambini e animali, ma da un altro punto di vista. Sappiamo che un animale domestico instaura una relazione affettiva particolare con i piccoli, ma spesso ci preoccupiamo di eventuali problemi legati alla convivenza quali igiene, germi e reazioni allergiche.
Ci sono buone notizie: qualche mese fa, i risultati di uno studio sugli effetti del contatto con cani e gatti durante il primo anno di vita del bambino rispetto alle malattie del tratto respiratorio [Respiratory Tract Illnesses During the First Year of Life: Effect of Dog and Cat Contacts], condotto da un’equipe di ricercatori finlandesi, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Pediatrics (American Academy of Pediatrics).
397 bambini finlandesi, nati tra il 2002 e il 2005, sono stati seguiti, dalla gravidanza al compimento del primo anno d'età; le informazioni sugli animali domestici “conviventi” e i dati sulla frequenza di sintomi e di infezioni respiratorie sono stati riportati su diari settimanali. Le conclusioni sono positive e confortanti: all’analisi, i bambini a contatto con i cani hanno sofferto meno di infezioni alle vie respiratorie e di otiti e hanno avuto meno bisogno di cicli antibiotici. Questi risultati hanno quindi suggerito che il rapporto di convivenza con gli amici a quattro zampe può avere un effetto protettivo e portare a un migliore sviluppo del sistema immunitario durante l'infanzia, rendendolo più resistente nella lotta contro le infezioni. Sembra inoltre che questi effetti benefici siano ancora più rilevanti quando il cane o il gatto vivono molte ore all’aria aperta, il che conferma che sporco e microbi portati in casa dai nostri animali non sono dannosi per la salute dei bimbi, anzi favoriscono lo sviluppo delle loro difese.
Cari genitori, possiamo vivere con meno ansia e godere dell’allegria dei cuccioli, consapevoli che la relazione tra loro porterà tanti doni preziosi.

Alcune fonti:

giovedì 27 settembre 2012

Bambini e animali: i doni della relazione empatica

La pet therapy destinata ai bambini sembra davvero mettere d’accordo tutti: medici pediatri, psicoterapeuti e altri professionisti, fondazioni, genitori, veterinari e addestratori riconoscono il grande valore della relazione tra i bambini e gli animali.
Il rapporto con gli animali può donare tanto a qualsiasi bambino, sia quando sono in atto particolari problematiche (relazioni d’aiuto) sia quando si parla della vita quotidiana di una famiglia.
«I bambini che crescono con gli animali domestici hanno sicuramente una capacità empatica, di leggere e comprendere le emozioni e i comportamenti altrui maggiore, proprio perché allenati fin dalla più tenera età all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici ma anche psicologici come un animale, ma difficilmente interpretabili». Sono parole della dott.ssa Francesca Mugnai, Presidente della Onlus “Antropozoa” e responsabile della pet therapy presso l’ospedale Meyer di Firenze.
Generalmente, molti animali possono entrare in sintonia con le persone e, nello specifico, con i bimbi: gatti, cavalli, conigli, asini [onoterapia], uccellini, delfini… certamente, però, è il cane uno dei loro migliori amici. Per la sua storia, il cane è l’animale con cui un bambino riesce a comunicare meglio. La relazione tra loro è particolarmente empatica e basata sullo scambio di emozioni a un livello tale da generare fiducia nei bambini.
I cani possono motivare e incoraggiare i cuccioli d’uomo, ad esempio a correre, a muoversi, a saltare (le terapie di riabilitazione motoria lo confermano) e sono in grado di calmarli quando qualcosa non va, riducendo le tensioni. Perciò, in presenza di problematiche fisiche o comportamentali ed emotive, questi dolci quadrupedi diventano un vero e proprio sostegno terapeutico. La pet therapy è quindi considerata una grande risorsa per i bambini e non è una pratica da sottovalutare: in quanto disciplina complessa e delicata, che coinvolge animali, bimbi, operatori specializzati e famiglie, merita una formazione ed un riconoscimento specifici.
In una comunicazione del Ministero della Salute si parla di terapia per i bambini ricoverati in ospedale: questi soffrono spesso di stati di depressione, quindi di disturbi del comportamento, del sonno, dell'appetito e dell'enuresi dovuti a sentimenti di ansia, paura, noia e dolore, determinati dalle loro condizioni di salute, dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro familiari e dalla loro casa. Un programma di “Attività Assistite dagli Animali” «dimostrano che la gioia e la curiosità manifestate dai piccoli pazienti durante gli incontri con l'animale consentono di alleviare i sentimenti di disagio dovuti alla degenza, tanto da rendere più sereno il loro approccio con le terapie e con il personale sanitario». Inoltre, le diverse attività organizzate in compagnia e con lo stimolo degli animali creano un clima di socializzazione e serenità che è in grado di migliorare la qualità della vita in particolari situazioni.
Ecco che, più in generale, c’è una maggiore attenzione all’utilizzo della pet therapy negli approcci educativi tradizionali, come prevenzione di problemi relazionali e affettivi e come strada verso il benessere.

Per approfondimenti invitiamo a consultare le seguenti pagine:

giovedì 30 agosto 2012

L’aggressività: un impulso naturale per crescere

Tra i 2 e i 5 anni i bambini si comportano spesso in modo aggressivo con gli altri, genitori, nonni, amichetti dell’asilo, nessuno escluso! Aggressività e atteggiamenti di rabbia mettono un po’ paura a mamma e papà: sia perché si teme che il bimbo si faccia male o faccia male ad altri bambini, sia perché si ha paura di “sbagliare” nell’educazione dei figli e di essere giudicati.
Il passo verso una serena gestione di queste situazioni è comprendere che l’aggressività dimostrata dal bambino è una forza naturale e funzionale alla sua crescita.
Certo, esiste un tipo di sentimento e comportamento aggressivo che si può definire “negativo” e che nasconde dei disagi, ovvero paure e ansie. Accade per esempio quando c’è della gelosia nei confronti del fratello o della sorella, oppure quando il bimbo vorrebbe stare con i genitori anziché con i nonni… In questi momenti, la sua paura più forte è quella di essere ignorato, quindi reagisce scatenando la sua “rabbia” per attirare l’attenzione: si arrabbia proprio con chi ama di più e con chi si prende cura di lui.
Che cosa possiamo fare? Cercare di calmarlo, parlargli con serenità e abbracciarlo, facendogli sentire che siamo là “con e per” lui. Reprimere i comportamenti aggressivi dando a essi un peso eccessivo o, al contrario, ignorarli, rischia di confondere il bambino anziché aiutarlo a capire come gestire i propri impulsi.
"L'aggressività fa parte dell'espressione primitiva dell'amore”, sono parole del pediatra e psicanalista infantile D.W.Winnicott e, in quanto tale, rappresenta anche un istintivo modo per comunicare con gli altri.
La ricerca del contatto fisico, anche con graffi e morsi, è un modo per relazionarsi, confrontarsi e distinguersi dagli altri ed è un modo per comprendere il mondo.
Come abbiamo sottolineato spesso, la strada verso l’autonomia è un’avventura, una continua “esplorazione” di ciò che lo circonda. Toccare il cibo con le mani e mordicchiare un altro bambino sono entrambi comportamenti naturali e positivi che segnano il percorso di crescita.
Detto ciò, mamma e papà, se i bambini si azzuffano, lasciateli fare!
… tenendo comunque tutti gli occhi aperti ;-) 

giovedì 16 agosto 2012

Svezzare è abituare alle novità

In inglese, lo svezzamento del bambino viene indicato con il verbo to wean che significa disabituare a qualcosa e, di conseguenza, abituare a qualcosa di nuovo.
Lo svezzamento rappresenta la prima grande tappa di crescita e autonomia.
Dopo i primi 5-6 mesi di allattamento, la mamma può iniziare a introdurre cibi solidi e a far assaggiare nuovi sapori al proprio bimbo. Questo processo di adattamento non deve essere “forzato”, anzi è fondamentale che ci sia serenità e rispetto. In questo modo, il bambino potrà acquisire le basi per affrontare altri importanti momenti della sua vita e la mamma imparerà a “lasciarlo fare da solo” [che non è cosa da poco!].
Proprio in quei mesi, il bimbo iniziare a provare molta curiosità nei confronti del mondo che lo circonda e la mamma deve assecondare l’esplorazione! Il cibo rappresenta il modo più immediato e naturale per scoprire il mondo: il bimbo lo toccherà, lo assaggerà, proverà a portare alla bocca un po’ di pappa con il cucchiaino e così, farà conquiste sia fisiche che psicologiche, vivendo il tutto con piacere e non come un obbligo.
Fisicamente, il piacere del cibo che va ingerito è molto diverso dal piacere del latte succhiato durante l’allattamento e anche per questo motivo è bene non “insistere” troppo e lasciare che il bambino ci dimostri di essere pronto alle nuove esperienze.
Non ha senso avere fretta perché l’apparato digerente di un bimbo di 5-6 mesi è ancora immaturo e non è in grado di assorbire i nutrienti presenti in certi alimenti; bisogna attendere che il riflesso della deglutizione sia acquisito per evitare che con i cibi solidi il bambino abbia una sensazione sgradevole di ostruzione o addirittura soffocamento e, di conseguenza, percepisca il mangiare come qualcosa di spiacevole; inoltre, fino ai 6 mesi, l’allattamento al seno o con latte artificiale è indispensabile per non incorrere in carenze nutritive.
Infine, è consigliato introdurre un alimento alla volta per non apportare troppe novità in un colpo solo! Il processo è lento e graduale quanto più è vissuto “secondo natura”. Quando si offre un cibo nuovo alla volta, la mamma fa sì che lui /lei prenda confidenza con la novità e riesce a capire le sue preferenze: eh sì, anche i gusti vanno rispettati, inoltre, se all’inizio il bambino rifiuta un cibo, possiamo sempre riproporglielo in una seconda fase!
L’importante è accompagnare il figlio nella scoperta del “nuovo” facendola percepire come piacevole arricchimento.

…è il caso di dire, buona pappa a tutti!


Testo consigliato:
Gianfilippo Pietra, Deliziose ricette per i primi 3 anni di vita. Perché fin dallo svezzamento il pasto sia un momento di salute e di gioia. Edizioni Red, Milano, 2004

venerdì 20 luglio 2012

Letture estive per affrontare lo spannolinamento


Nel bel mezzo dell’estate, con caldo, sole e magari anche un po’ di vacanza…che fare, care mamme? Iniziare lo spannolinamento!
Dai 18/20 mesi il bambino inizia a dare dei segnali quando sta per fare pipì e pupù e, gradualmente, impara a controllarsi e a essere consapevole e autonomo. Come dicevamo, non si può stabilire un momento più adatto e ogni bambino vive un percorso diverso.
Se anche voi siete alle prese con il passaggio al vasino, vi consigliamo due letture, una per la mamma e una per il bambino!
Sotto l’ombrellone potete portarvi Il mio bambino non mi fa la cacca nel vasino. Come aiutare il proprio figlio a diventare grande di Sara Letardi (Bonomi Editore, 2010).
L’autrice ci regala tanti consigli e suggerimenti considerando questa tappa dello sviluppo del bimbo come un momento di conoscenza e arricchimento della relazione genitori-figli. L’autonomia si raggiunge insieme e assecondando il temperamento del bambino che è il protagonista assoluto del processo. Insomma, si tratta di un libro molto ricco e di piacevole lettura che vi aiuterà a comprendere meglio come affrontare questo progetto educativo che è il momento del passaggio dal pannolino al vasino.
Mentre mamma legge…vediamo se anche la bimba o il bimbo passa un po’ di tempo con Luca usa il vasino, libro adatto dai 0 ai 2 anni, di Pauline Oad (ed. Clavis, 2011).
Questo libro illustrato farà divertire vostro figlio e, perché no, vi darà una mano. All’inizio anche Luca, con le sue “mutandine da grande”, trova delle difficoltà a fare la pipì nel suo vasino rosso, ma quando ci riesce… quanta felicità per tutti!
A presto
E se siete sotto l’ombrellone… buone vacanze!


Libri:
Sara Letardi, Il mio bambino non mi fa la cacca nel vasino. Come aiutare il proprio figlio a diventare grande, Bonomi Editore, 2010
Pauline Oad, Luca usa il vasino, edizioni Clavis (album illustrati), 2011

venerdì 13 luglio 2012

L’autonomia, una conquista per tutta la famiglia

Negli ultimi aggiornamenti, abbiamo dedicato particolare attenzione all'allattamento al seno; ora, invece, pensiamo ai bambini più "grandicelli" e alle loro mamme e parliamo di alcune tappe importanti della crescita, che segnano il raggiungimento di una loro maggiore autonomia.
Alcune impegnative conquiste, come addormentarsi e dormire da solo oppure usare il vasino, rappresentano graduali progressi che hanno bisogno di tempo e dedizione. È importante che i genitori trasmettano al bambino la sicurezza in se stesso e mai la sensazione di fallimento se qualcosa non va “secondo i piani”. Ogni bambino infatti reagisce a modo suo e con i suoi tempi, quindi, non deve sentirsi obbligato a fare determinati “passi”. Perciò, una maggiore indipendenza del bambino è una vittoria per tutta la famiglia.
Ci torna in mente Tata Lucia del celebre programma televisivo “SOS Tata”: uno dei suoi motti è “la famiglia è una squadra, o si vince tutti o si perde tutti”.
:-)
Il bambino va incoraggiato: quando vede la mamma felice anche lui/lei si sente felice, ricompensato, soddisfatto. Un abbraccio, un elogio e un bel sorriso saranno uno stimolo per affrontare il passo successivo.
I progressi però non vanno eccessivamente caricati di significato e bisogna considerare che il percorso verso l’autonomia è spesso altalenante: la prima volta sul vasino è entusiasmante per il piccolo, ma la seconda volta potrebbe essere fastidiosa!
Il bambino ha la tendenza a somigliare ai genitori, così, se il bimbo vede la mamma lavarsi i denti, vorrà imitarla e fare lo stesso.
Flessibili sì, ma non indecisi e confusi. Mamma e papà devono prendere delle decisioni per la crescita del bambino e mantenerle con atteggiamento risoluto. Quando si decide di intraprendere la strada dal pannolino al vasino, lo si fa con una certa fermezza. Certo, si può sospendere e riprendere, ma non di giorno in giorno!
Ultimo consiglio: in una squadra l’unione fa la forza! Quindi tutta la famiglia, nonni compresi se coinvolti nell’educazione dei bambini, deve insegnare più o meno le stesse cose e nella stessa maniera.


Fonte consultata: Guido Brusoni, R. Moretto, L. Venturelli, ­Da 0 a 6 anni. Una guida per la famiglia, Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, 2007

giovedì 28 giugno 2012

Allattamento: la composizione del latte materno (parte II)


Eravamo rimasti al lattosio…

Ci sono tanti altri elementi presenti nel latte materno, assolutamente essenziali per la crescita e la salute del bambino come, ad esempio, vitamine e ferro. In particolare quando parliamo di vitamine e minerali, dobbiamo considerare che l’organismo necessita di “proporzioni bilanciate” di sostanze e che le conseguenze dell’”abbondanza” equivalgono a quelle della “mancanza”. Il lattante normalmente non ha bisogno di integrazioni che potrebbero anzi alterare l’equilibrio del suo metabolismo. Il ferro è presente in piccola quantità nel latte della mamma, eppure quella piccola quantità viene assimilata in modo ottimale dal neonato. Del ferro contenuto nelle formule di alimenti arricchite il bambino ne assimila solo il 4% contro il 50% di quello assunto con l’allattamento al seno.


Lo stesso principio e funzionamento equivalgono per lo zinco. Lo zinco presente nel latte umano viene assorbito con più facilità e ciò non dipende dal fatto che sia presente in minor quantità rispetto ai succedanei del latte materno derivati dal latte vaccino. Nel caso in cui la madre abbia un’insufficienza di zinco, potrebbe essere utile somministrare un’integrazione alla madre stessa.


La vitamina C è complice dell’assorbimento del ferro. Questa vitamina non viene immagazzinata nell’organismo quindi la mamma deve integrare la sua scorta di vitamina C ogni giorno, principalmente mangiando frutta e verdura. È sconsigliato dare integratori direttamente al bambino.

Importantissimi anche calcio e fosforo. Come è noto, il latte di mucca ha una grossa riserva di calcio, eppure gli elementi coinvolti nella formazione di denti e ossa robuste sono presenti in proporzioni diverse. Quando all’inizio del ‘900 si diffuse l’alimentazione artificiale negli Stati Uniti, aumentò anche il rachitismo nei bambini e più tardi si comprese che un’alta concentrazione di calcio nel sangue doveva essere congiunta alla presenza di un giusto quantitativo di vitamina D. Allora, anche il latte derivato venne integrato con questa essenziale vitamina.

Allo stesso tempo, è importante che il bambino stia al sole e alla luce del giorno poiché è questa ad attivare la formazione della vitamina D.

Calcio, vitamina D ma anche fosforo e metabolismo dei grassi. Calcio e fosforo infatti sono una coppia “indissolubile” ed essenziale e i grassi, se non assorbiti e utilizzati possono reagire negativamente con il calcio presente nell’apparato digestivo del neonato.
Il fluoro contenuto nel latte materno è quello strettamente legato al fabbisogno del neonato. Mentre per quanto riguarda gli integratori di fluoro, i pediatri sconsigliano di somministrarli ai piccoli con meno di 6 mesi, perché possono causare irrequietezza.


Vitamine B6 e B12 sono indispensabili per il sistema nervoso e il funzionamento neurologico. È importante che sia la mamma stessa a non averne carenza e a questo aspetto giova un’alimentazione che include anche alimenti di origine animale (o integratori nel caso in cui la mamma conduca una dieta esclusivamente vegetale).

Infine, il latte materno contiene enzimi, ormoni e fattori della crescita, per alcuni dei quali il ruolo nella fisiologia neonatale è ancora da determinare.


[L’arte dell’allattamento materno, La Leche Legue, seconda edizone
italiana, 2005]

martedì 26 giugno 2012

Allattamento: la composizione del latte materno (parte I)


«Crescere è un lavoro serio per il bambino ed il latte materno gli fornisce da solo tutto ciò di cui ha bisogno, fino all’introduzione di cibi solidi nella dieta, all’incirca verso i sei mesi; anche dopo di allora, il latte materno rimarrà la sua principale fonte di nutrimento per gran parte del primo anno».


Nel prezioso manuale L’arte dell’allattamento materno de La Leche Legue -di cui abbiamo iniziato a parlare in alcuni dei post precedenti – un capitolo è tutto dedicato alla composizione del latte materno e a come i suoi nutrienti proteggano la salute del bambino. È importante che una futura o neo- mamma conosca a fondo i diversi aspetti dell’allattamento comprese le proprietà del latte materno, naturalmente diverse dal latte degli altri mammiferi poiché è diversa la crescita del cucciolo.


Le proteine sono le sostanze che più delle altre distinguono una specie dall’altra: la caseina del latte di mucca è più difficile da digerire per il neonato, inoltre ha un minore valore nutritivo rispetto alle sieroproteine di cui è ricco il latte materno, che al contrario sono perfettamente adatte all’apparato digerente del bimbo.

Gli amminoacidi sono contenuti nelle proporzioni adeguate alla crescita del bambino; una di queste, la taurina, praticamente assente nel latte vaccino e nel latte di capra, sembra avere un ruolo importante nello sviluppo del tessuto cerebrale e della retina.
I grassi sono una riserva di energia sotto forma di calorie. Lo strato di grasso protegge il bambino dalle perdite di calore e fa sì che abbia una pelle sana e morbida e una carne soda al tatto. «Le madri gravemente malnutrite e prive di riserve di grasso alle quali attingere tendono a produrre un latte ancora accettabile, ma con un contenuto un po’ più basso di grassi, rispetto a quello delle madri en nutrite, sebbene il contenuto di lattosio e di proteine del loro latte sia ancora nella norma». Un aspetto molto interessante è che la quantità dei grassi nel latte materno varia da un giorno all’altro, da poppata a poppata, e può addirittura cambiare nel corso della poppata: infatti, la concentrazione di grasso aumenta quando, con il riflesso di emissione, il “secondo” latte viene reso disponibile. È per questa ragione che è di gran lunga preferibile che il bimbo abbia finito di poppare ad un seno prima di passare all’altro, perché ha bisogno del latte ricco di grassi che arriva “in un secondo momento” nel corso di una poppata.
Naturalmente, il tipo e le proporzioni di grassi nel latte variano a seconda sella dieta materna.
Il grasso, fondamentale per i tessuti cerebrali e il sistema nervoso, deve essere assorbito per essere utilizzato dall’organismo in modo efficiente. Concorre all’assorbimento dei grassi l’enzima chiamato lipasi, presente anch’esso nel latte materno.
Come proteine e grassi, anche il lattosio è un componente nutritivo essenziale. In qualità di carboidrato è una fonte immediata di energia, ma questo non è l’unico ruolo del lattosio. Il latte materno contiene una volta e mezza quello presente nel latte vaccino. Il contenuto di zuccheri del latte di mucca viene aumentato per essere usato nell’alimentazione del bambino e in molti casi viene usato saccarosio, zucchero da tavola, che a differenza del lattosio provoca sbalzi nella concentrazione di zuccheri nel sangue. Inoltre, il lattosio favorisce l’assorbimento dei sali minerali e, in particolare, del calcio e determina le condizioni ambientali dell’intestino del bambino, favorendo la crescita di un gruppo selezionato di batteri “buoni” ed evitando la formazione dei batteri indesiderati che causano la diarrea.
Nel prossimo post, continueremo a parlare delle componenti del latte materno e approfondiremo vitamine, ferro, zinco, calcio, fosforo, fluoro…

giovedì 31 maggio 2012

Allattamento: "il cuore ha le sue ragioni"

A qualche settimana di distanza dalla XIII Giornata dell’Allattamento Materno promossa dalla Leche Legue, vediamo insieme quali sono i principi su cui si fonda la missione di questa associazione di volontariato e tocchiamo alcuni aspetti sociali legati all’esperienza dell’allattamento.
Innanzitutto, si considera l’allattamento come il modo più naturale ed efficace per la madre di capire e soddisfare i bisogni del bambino. Il necessario contatto e lo “stare assieme” permettono a mamma e bebè di stabilire una buona relazione e, da un punto di vista fisico, consentono la produzione del latte materno. Quest’ultimo è in assoluto il miglior nutrimento per il neonato, almeno fino ai primi sei mesi di vita. Idealmente, sarà il bambino stesso a non manifestare più il suo bisogno di essere allattato.
Sembra che la condizione durante il parto, quindi uno stato consapevole e attivo della madre in quel momento, influisca sul positivo avvio dell’esperienza dell’allattamento. Inoltre, è fondamentale l’appoggio e l’aiuto del padre il cui speciale rapporto con madre e figlio fa sì che si rafforzino i legami. Infine, è bene ricordare l’importanza di una buona alimentazione da parte della mamma. 

«L’allattamento materno è la fonte naturale di nutrimento e di sicurezza per il tuo bambino; per molte madri è il completamento della propria natura di donna». [L’arte dell’allattamento materno, La Leche Legue, seconda edizone italiana, 2005].
Molte donne in dolce attesa si chiedono “Potrò allattare?”. In tempi recenti, nella nostra società, si è insinuata l’idea che non tutte le mamme abbiano le “risorse” per nutrire il bambino con il proprio latte. Al contrario, l’incapacità reale di produrre latte è rarissima. Eventuali difficoltà possono sopraggiungere a causa di circostanze vissute e dipendono piuttosto dall’efficienza del meccanismo stesso dell’allattamento in quanto la produzione di latte si adegua alle necessità.
Insomma, più si conosce la lattazione umana più ci si rende conto che i problemi riscontrati spesso derivano dall’assenza di informazioni corrette su come gestire bene l’allattamento e dalla mancanza di una cultura a suo sostegno.
I modelli proposti dalla società possono confondere i neogenitori e possono essere distanti dalle loro personali aspettative ed intuizioni. Così, le frequenti pressioni sociali possono rendere difficile un’esperienza magnifica e naturale come quella dell’allattamento.
Per quanto riguarda, ad esempio, la famiglia d’origine va considerato che la nascita di un bambino apporta dei cambiamenti per tutti i componenti della famiglia. È una fase delicata che richiede maturazione da parte di tutti i membri della famiglia, sia quella nuova sia quella d’origine, al fine di evitare che il confronto tra esperienze diverse si trasformi in dubbio o in conflitto anziché diventare un momento di arricchimento e crescita.
Ogni mamma, ogni genitore deve poter ricercare il proprio modo di essere genitore. «Chi sceglie l’allattamento a richiesta, lo svezzamento libero, il seguire i bisogni e i ritmi del bambino, deve rinunciare a priori a seguire un modello prestabilito di comportamento, basato sui luoghi comuni, uguali per tutti, che la società propone come modelli genitoriali». [L’arte dell’allattamento materno, ibid., p. 94]
L’amore e il rispetto per se stessi e per il bimbo non possono che rendere semplici e meravigliose le cure durante la primissima fase dell’infanzia.

mercoledì 23 maggio 2012

Tante "Reti" per sostenere le meraviglie dell'esperienza materna

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Ne abbiamo dato notizia anche sulla nostra pagina Facebook. In queste settimane è nato un portale Web, CrescereProtetti, per rispondere alle domande e ai dubbi delle mamme riguardo alla cura del proprio bambino. La SIP, Società italiana di pediatria e la Sitl, Società italiana di igiene, hanno collaborato allo sviluppo del progetto che offre alle mamma la possibilità di interagire con i pediatri della SIP attraverso una sorta di forum di discussione e a delle sessioni di “chat live”.

Recenti studi hanno verificato, infatti, che 6 donne su 10 cercano risposte navigando in Rete. Gli argomenti più cliccati, riguardo ai quali le mamme cercano consigli da esperti o semplicemente dei confronti tra esperienze, sono l’educazione e la salute che a sua volta comprende temi quali i vaccini, lo svezzamento e l’allattamento.      

Fatte queste dovute e interessanti (speriamo!) premesse, parliamo un po’ di allattamento e di… Leche Legue.  Che cos’è la Leche Legue [http://www.lllitalia.org/]?
Si tratta di un’associazione di volontariato che “si dedica al sostegno delle mamme che desiderano allattare”. La missione di questa associazione è di fornire informazioni e aiutare le mamme a scoprire in se stesse le risorse e a rafforzare l’autostima e le competenze per trovare “il personale modo di essere madre.” Ecco che in momenti di sconforto, dubbi, difficoltà nell’affrontare l’esperienza dell’allattamento, le consulenti della Leche Legue - tutte donne che hanno allattato al seno almeno un figlio - possono offrire sostegno e preziose informazioni alle mamme, seguendole e aiutandole ad allattare e a vivere questa meravigliosa fase dell’essere-mamma.
Attraverso incontri aperti per genitori e mamme, incontri telefonici o epistolari e corsi di formazione per operatori sanitari, la Leche Legue opera in tutta Italia grazie a una rete di 140 consulenti che non ricevono alcun compenso per il servizio offerto.
L’allattamento è il modo ideale per iniziare una buona relazione tra genitore e figlio, porta tanti benefici sia sul piano fisico che sul piano psicologico, pertanto merita di essere vissuto con soddisfazione e sensibilità anche qualora vi siano delle difficoltà.

È importante far conoscere queste realtà e opportunità ed è fondamentale far sapere alle Mamme che non sono sole e che ci sono persone pronte a comprenderle e a dare sostegno.

Chiedere consigli e sostegno è sano e naturale.
A presto!

venerdì 27 aprile 2012

Sicurezza: il seggiolino auto [Parte II]


Come scegliere il modello idoneo di seggiolino
Il primo e fondamentale criterio per la scelta del seggiolino auto è il peso del bambino. Questi dispositivi di ritenuta, infatti, sono suddivisi in 5 classi in base al peso dei bambini:
Gruppo 0: dalla nascita a 10 kg (dalla nascita fino a 12 mesi circa)
I seggiolini del gruppo 0 sono comunemente chiamati “navicelle” e devono essere installati sempre nei sedili posteriori del veicolo e fissati con apposite cinture. La navicella deve essere assicurata ai punti di attacco delle normali cinture presenti sui sedili del veicolo e il bambino, adagiato all'interno, deve essere trattenuto sul torace da una cintura anti ribaltamento. Inoltre, è essenziale che la testa del piccolo trasportato sia sempre rivolta al lato opposto delle portiere, per proteggerlo il più possibile dagli eventuali urti laterali.
Gruppo 0+: dalla nascita a 13 kg (dalla nascita fino a 24 mesi circa)
I seggiolini del gruppo 0+ devono essere utilizzati nel senso contrario alla direzione di marcia fino a quando il bambino avrà raggiunto i 9 kg di peso e non devono mai essere posizionati sul sedile anteriore con Airbag attivato.
In caso di neonati, può essere utilizzato anche un riduttore che consente un miglior adattamento alle minute e delicate dimensioni del bambino.


Gruppo 1: da 9 a 18kg (da 9 mesi a 4 anni circa)
Anche i seggiolini del Gruppo 1 andranno posizionati sul sedile posteriore e all’opposto rispetto al senso di marcia almeno fino ai 9 kg di peso del bimbo.  Con i seggiolini del gruppo 0+ e 1 il piccolo viene trattenuto con l'utilizzo di cinture a 3 punti, due sopra le spalle e una sotto l'inguine, con aggancio centrale nella zona addominale.
Gruppo 2: da 15 a 25 kg (da 3 a 6 anni circa)
Gruppo 3: da 22 a 36 kg (da 5 a 12 anni circa)
I seggiolini delle categorie 2 e 3, per i bambini più grandi, possono essere posti sia sul sedile anteriore (sempre con Airbag disattivato) che su quello posteriore e nella stessa direzione di marcia del veicolo. Alcuni dei seggiolini dei gruppi 2 e 3 hanno la possibilità di sganciare lo schienale. Ciò sarà possibile quando il bambino rientrerà pienamente nella fascia del gruppo 3 (peso superiore ai 22 kg), in modo da lasciare solamente un rialzo detto anche “adattatore”. In questo caso il bambino verrà trattenuto dalla normale cintura in dotazione al veicolo. Anche nella scelta di questi seggiolini è fondamentale tenere in considerazione le protezioni per la testa, per il collo e per il torace.
Nei vari modelli di seggiolino è fondamentale ricercare le idonee protezioni dagli urti laterali (Side Impact Protection) per il collo e la testa del piccolo. È bene, pertanto, osservare attentamente il design del seggiolino poiché non è sufficiente che ci siano un po’ di imbottitura e delle sporgenze ai lati del dispositivo. Bensì, l’imbottitura deve essere specificatamente costituita da materiale che assorba gli urti, la testa del bambino deve poggiare in profondità e devono essere presenti dei veri e propri poggiatesta laterali.
Un'altra caratteristica da valutare quando si sta per acquistare un seggiolino per auto è il sistema Isofix.
Isofix (standard ISO 13216) è il sistema più efficace per agganciare un seggiolino del Gruppo 1 in auto. Da febbraio 2006 tutte le vetture di nuova omologazione devono prevedere gli speciali agganci con i quali installare i seggiolini Isofix. Con Isofix il seggiolino diventa parte integrante della scocca dell’auto essendo fissato al telaio della vettura. Ciò garantisce il massimo livello di trattenuta e protezione in caso d’incidente. Inoltre, il tipo di installazione riduce i rischi derivanti da un montaggio non corretto. È molto importante la praticità e, conseguentemente, la correttezza dell’installazione e della rimozione del seggiolino: prima di concludere l’acquisto è meglio fare delle prove nella propria vettura.
L’omologazione del seggiolino o dell’adattatore si verifica controllandone il contrassegno in cui, secondo normativa europea, deve essere riportata una delle sue sigle ECE-R44/03 o ECE-R44/04. Ciò significa che il dispositivo soddisfa i requisiti di sicurezza. Possono essere utilizzati anche dispositivi omologati precedentemente (ad esempio ECE R44 e ECE R44/02) purché già in possesso del consumatore. Il contrassegno riporta inoltre le seguenti informazioni: la dicitura ”Universal” che indica l’omologazione valida per tutte le auto; il peso autorizzato del bambino cui è destinato; il marchio di omologazione che comprende il numero riferito al paese di omologazione (3 per l’Italia), il numero di omologazione e, infine, il numero progressivo di produzione.
Un’ultima considerazione riguarda il peso del seggiolino: generalmente possiamo dire che un peso elevato è sinonimo di materiali e componenti affidabili.
Fonti e link utili:

giovedì 19 aprile 2012

Sicurezza: il seggiolino auto [Parte I]

Le regole per proteggere il bambino durante il trasporto
La sicurezza dei bambini in auto deve essere garantita sempre e completamente: la mancanza di precauzioni non è giustificabile in alcun caso e durante qualsiasi spostamento in automobile, breve o lungo che sia. Si tratta di una questione di buon senso e di responsabilità nei confronti della vita dei nostri figli ma anche di rispettare la legge. Infatti, l’articolo 172 del Codice della strada, modificato nel 2006 dal decreto legislativo n. 150 (13 aprile 2006) e integrato dalla normativa europea, regola la sicurezza durante il trasporto dei bambini sui veicoli. Secondo la legge, i dispositivi di ritenuta sono obbligatori dalla nascita fino al raggiungimento di 36 chili di peso: fino a 18 kg si possono usare solo i seggiolini, oltre questo peso si possono utilizzare anche gli adattatori. Detto ciò, la sicurezza inizia con la scelta del seggiolino omologato e adatto alla struttura fisica del piccolo e con la sua corretta installazione, passando poi per un comportamento costantemente consapevole dei rischi che un incidente, anche il più banale, potrebbe provocare al bimbo.
Secondo un’indagine dell’“European Transport Safety Council”, negli ultimi dieci anni 18.500 bambini hanno perso la vita sulle strade dei 27 Paesi dell’Unione Europea e 17.000 sono rimasti feriti. Sono numeri che non possono essere accettati.
Quali sono le regole principali per salvaguardare l’incolumità dei nostri figli?
·          Fino ai 9 chili di peso, il bimbo deve essere trasportato in senso contrario alla marcia dell'auto, affinché, nel caso di impatto, la forza d'urto sia distribuita su una superficie maggiore.
·          Non bisogna mai mettere il bambino sul sedile anteriore se la macchina è provvista di Airbag, a meno che questo dispositivo non possa essere disattivato.
·          Il posto più adatto è il sedile posteriore centrale che protegge anche da eventuali urti laterali purché l’auto sia dotata della cintura a tre punti. Se così non fosse, la posizione più sicura sarà quella posteriore lato destro.
·          Superati i 10 chili, il bambino può viaggiare sul seggiolino rivolto verso il senso di marcia.
·          Lo schienale del seggiolino deve essere ben appoggiato al sedile e le cinture presenti sul dispositivo devono sempre essere allacciate, anche per i tragitti più brevi.
·          Stringere sempre in maniera corretta le cinture del seggiolino ed evitare che le cinture di ritenuta siano troppo vicine al collo.
·          In braccio alla mamma o al papà non vi è alcuna sicurezza per il bambino perché in caso di incidente può essere proprio il corpo dell'adulto a provocare le lesioni più gravi sul piccolo.
·          È bene non offrire al bambino cibo durante il viaggio, in particolare, sono pericolosi i cibi con bastoncini a supporto (lecca lecca, gelati…) che, in caso d'incidente o di frenata brusca, potrebbero ostruirgli le vie aeree.
·          Nessun oggetto o bagaglio mobile deve essere appoggiato sul ripiano posteriore. In caso d'incidente o frenata brusca, potrebbe vagare all'interno dell'abitacolo col rischio di ferire i passeggeri.
·          È bene controllare che il bambino non abbia custodito oggetti o giocattoli nelle tasche delle giacche e dei pantaloni per assicurarsi che questi non si trovino tra il piccolo e la cintura di sicurezza.
·          Ricordiamoci, infine, che allattare un bambino con la macchina in movimento è molto pericoloso, tanto più se per farlo commettiamo l’errore di slegarlo dal seggiolino.
Lo scorso anno abbiamo potuto apprezzare una campagna di sensibilizzazione nata online ma trasferita anche fuori dalla Rete, lanciata dagenitoricrescono.com, veremamme.it, farmaciaserragenova.it e mammafelice.it: Se lo ami, legalo. Un titolo che è quasi un paradosso, ma che contiene la forza di chi ha davvero a cuore la sicurezza e la salute dei nostri figli.

Fonti e link utili:

mercoledì 28 marzo 2012

Mamma e lavoro


La speranza che crescano incentivi e tutele per le famiglie
Nelle recenti settimane abbiamo seguito con attenzione le notizie relative alla conciliazione di famiglia e lavoro per le mamme italiane.
Purtroppo non sempre quello che sentiamo è positivo come vorremmo. La Regione Lombardia ha dichiarato, ad esempio, che ormai da cinque anni si sfiorano le cinquemila dimissioni l'anno nel primo anno di età del bambino. Nel 2011 si sono dimesse  4.468 donne e 5 uomini e, a livello nazionale, le statistiche affermano che il 43% delle neomamme ha cambiato lavoro, lo ha lasciato oppure ne ha ridotto l’orario.
Nel contempo, la crisi occupazionale spinge le donne a difendere il proprio posto con le unghie e con i denti poiché, chi si dimette, ha poi scarse possibilità di trovare una nuova occupazione. Ecco che il risultato frequente è la rinuncia a vivere l’esperienza della maternità.

Le cause di questa critica situazione socio- economica sono molteplici e, a complicare e a segnare le scelte delle famiglie, si aggiungono gli elevati costi degli asili nido privati, la difficoltà di accedere all’ammissione dei bimbi negli asili pubblici, il costo delle baby-sitter, la lontananza o l’assenza deinonni e di altri familiari disponibili a seguire i bambini di genitori lavoratori.
Inoltre, moltissime mamme hanno una professione autonoma, quindi ancor meno tutele e benefici, e i congedi di paternità sono un’eccezione. Le grandi imprese sono quelle che continuano a offrire maggiori possibilità di riuscire a conciliare famiglia e lavoro – non ultima, la possibilità di istituire asili nido aziendali – mentre, nel commercio nascono ulteriori criticità a causa dell'estensione degli orari nella grande distribuzione.

Scavando, qualche bella notizia c’è. Ad esempio, la reale condivisione della cura dei figli tra i due genitori: 8 donne su 10 dichiarano di avere un partner collaborativo.
Chi ha analizzato da vicino il fenomeno ha rintracciato tre identikit di mamme-tipo: le mamme felici(29%), le più giovani e con partner molto disponibili, maggiormente soddisfatte del lavoro e con una maternità ben accolta; le mamme acrobate (33%) con lavori più stabili, redditi più alti ma orari più pesanti; le mamme sfiduciate (purtroppo in numero maggiore con il 38%) con problemi sia nel lavoro, precario e poco soddisfacente, sia nella cura del proprio figlio.

In conclusione, accenniamo alle recenti novità in materia di riforma del lavoro che riguardano anche mamme, papà e occupazione.
Arriveranno i voucher da richiedere all’Inps per sostenere la spesa dei servizi di baby-sitting: si avrà diritto di chiedere la corresponsione dei voucher dalla fine della maternità obbligatoria per gli undici mesi successivi, in alternativa all'utilizzo del periodo di congedo facoltativo per maternità e la cifra sarà modulata in base ai parametri Isee della famiglia.
Viene poi esteso ai tre anni di vita del bambino il periodo entro il quale le dimissioni della lavoratrice o del lavoratore devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro per poter essere efficaci. Per quanto riguarda i papà, viene introdotto l'obbligo del congedo di paternità per 3(soltanto!) giornate consecutive entro i primi cinque mesi di vita del bambino. 


Fonti:

Per informazioni utili: