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mercoledì 28 marzo 2012

Mamma e lavoro


La speranza che crescano incentivi e tutele per le famiglie
Nelle recenti settimane abbiamo seguito con attenzione le notizie relative alla conciliazione di famiglia e lavoro per le mamme italiane.
Purtroppo non sempre quello che sentiamo è positivo come vorremmo. La Regione Lombardia ha dichiarato, ad esempio, che ormai da cinque anni si sfiorano le cinquemila dimissioni l'anno nel primo anno di età del bambino. Nel 2011 si sono dimesse  4.468 donne e 5 uomini e, a livello nazionale, le statistiche affermano che il 43% delle neomamme ha cambiato lavoro, lo ha lasciato oppure ne ha ridotto l’orario.
Nel contempo, la crisi occupazionale spinge le donne a difendere il proprio posto con le unghie e con i denti poiché, chi si dimette, ha poi scarse possibilità di trovare una nuova occupazione. Ecco che il risultato frequente è la rinuncia a vivere l’esperienza della maternità.

Le cause di questa critica situazione socio- economica sono molteplici e, a complicare e a segnare le scelte delle famiglie, si aggiungono gli elevati costi degli asili nido privati, la difficoltà di accedere all’ammissione dei bimbi negli asili pubblici, il costo delle baby-sitter, la lontananza o l’assenza deinonni e di altri familiari disponibili a seguire i bambini di genitori lavoratori.
Inoltre, moltissime mamme hanno una professione autonoma, quindi ancor meno tutele e benefici, e i congedi di paternità sono un’eccezione. Le grandi imprese sono quelle che continuano a offrire maggiori possibilità di riuscire a conciliare famiglia e lavoro – non ultima, la possibilità di istituire asili nido aziendali – mentre, nel commercio nascono ulteriori criticità a causa dell'estensione degli orari nella grande distribuzione.

Scavando, qualche bella notizia c’è. Ad esempio, la reale condivisione della cura dei figli tra i due genitori: 8 donne su 10 dichiarano di avere un partner collaborativo.
Chi ha analizzato da vicino il fenomeno ha rintracciato tre identikit di mamme-tipo: le mamme felici(29%), le più giovani e con partner molto disponibili, maggiormente soddisfatte del lavoro e con una maternità ben accolta; le mamme acrobate (33%) con lavori più stabili, redditi più alti ma orari più pesanti; le mamme sfiduciate (purtroppo in numero maggiore con il 38%) con problemi sia nel lavoro, precario e poco soddisfacente, sia nella cura del proprio figlio.

In conclusione, accenniamo alle recenti novità in materia di riforma del lavoro che riguardano anche mamme, papà e occupazione.
Arriveranno i voucher da richiedere all’Inps per sostenere la spesa dei servizi di baby-sitting: si avrà diritto di chiedere la corresponsione dei voucher dalla fine della maternità obbligatoria per gli undici mesi successivi, in alternativa all'utilizzo del periodo di congedo facoltativo per maternità e la cifra sarà modulata in base ai parametri Isee della famiglia.
Viene poi esteso ai tre anni di vita del bambino il periodo entro il quale le dimissioni della lavoratrice o del lavoratore devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro per poter essere efficaci. Per quanto riguarda i papà, viene introdotto l'obbligo del congedo di paternità per 3(soltanto!) giornate consecutive entro i primi cinque mesi di vita del bambino. 


Fonti:

Per informazioni utili:

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