Cause,
effetti e soluzioni per un fenomeno in crescita
La convinzione che i bambini per essere belli
e sani debbano essere “cicciottelli” riporta a
tempi lontani, quando in anni di povertà o di dopoguerra, l’essere
grassi era sinonimo di sopravvivenza o benessere. Oggi, nonostante
molte minacce alla salute provengano proprio dal sovrappeso e
dall’obesità, quella vecchia convinzione si scopre ancora radicata
nella nostra cultura.
Si sa, l’Italia è il Paese della
buona cucina, della dieta mediterranea, di una cultura
del mangiar bene che ora più che mai dobbiamo salvaguardare.
Questo però non va confuso con “diete all’ingrasso” per i
nostri bambini ma, anzi, deve combinarsi con uno stile
di vita sano.
Proprio ieri sono stati resi noti i dati
aggiornati sull’incidenza dell’obesità infantile in
Italia e altre statistiche che riguardano la presenza
di frutta e verdura nella quotidiana alimentazione dei bambini. Pare
che 1 bambino su 4 non mangia frutta e verdura e
che solo il 2% dei bambini arriva a consumarne 4 porzioni,
a dispetto delle raccomandazioni degli esperti che prevedono un dieta
con 5 porzioni al giorno di frutta e verdura.
Questi dati sono giustamente correlati alle
statistiche sul sovrappeso e l’obesità infantile che riguarda
il 39% dei bimbi tra gli 8 e gli 11 anni,
con tassi ancora superiori registrati nelle regioni del Sud (il
record negativo è della Campania con il 49%) e tra i ceti più
bassi. La mancanza di una dieta variegata e ricca di frutta e verdura
è una delle cause di questo fenomeno, ma non è l’unica.
Queste cause, più o meno
evidenti, interagiscono tra loro: fattori organici e
quindi familiarità e genetica (le cause genetiche sono
comunque piuttosto rare); fattori psicologici - il cibo
si carica di valori e simboli complessi in ogni paese e
in ogni cultura – e fattori socio- ambientali,
ossia attività extra scolastiche prevalentemente sedentarie, basso
livello socio- economico, errato comportamento alimentare.
La prevenzione dell’obesità
infantile comprende della strategie e delle linee guida utili,
definite dal Ministero della Salute:
· abituare
il bambino a tre pasti regolari:
una colazione non abbondante ma
sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino a
metà mattina e una merenda il pomeriggio. Questo gli eviterà i
“buchi” tra un pasto e l’altro e lo abituerà a non mangiare
fuori orario.
· non
premiare il bambino con troppi
spuntini, specialmente se ricchi di zuccheri o comunque ipercalorici
come merendine, gelati, bevande gassate, succhi di
frutta.
· non
insistere quando il bambino è sazio o non ha molta
fame; il piccolo potrebbe mangiare solo per far piacere alla mamma o
per non essere sgridato; c’è il rischio di ingenerare in lui un
rapporto distorto con il cibo.
· limitare
l’introito proteico alternando il consumo di carne, uova e
formaggi, alimenti che non vanno somministrati insieme; preferire le
proteine del pesce.
· abituare
il bambino ai giochi all’aperto e all’attività
fisica; è importante, per un corretto sviluppo; in
movimento brucerà molte calorie.
· rispettare
i ritmi sonno/veglia onde evitare l’instaurarsi di abitudini
scorrette (sindrome dell’alimentazione notturna).
Quindi, fare del pasto un momento di pausa per
stare insieme e parlare; evitare che il bambino
mangi troppo in fretta; preferire i cibi fatti in
casa ai prodotti confezionati; non
associare il cibo all’idea di qualcosa di “speciale” e alle
dimostrazioni di amore, né usarlo come premio; ridurre il
tempo dedicato alla televisione o al computer a favore di attività
più dinamiche; favorire una regolare attività sportiva cercando di
assecondare le preferenze del bambino e la sua sensibilità.
Anche l’allattamento al seno sembra
ridurre in maniera rilevante il rischio di obesità.
E le conseguenze? Le più
frequenti sono rappresentate dai disturbi di tipo polmonare e
respiratorio e di tipo ortopedico. Per quanto riguarda conseguenze
”tardive”, l'obesità infantile rappresenta un fattore predittivo
di obesità nell'età adulta e la persona che è stata in eccesso di
peso durante l’infanzia risulta maggiormente esposta a determinate
patologie soprattutto di natura cardiocircolatoria. Possono
sopraggiungere anche conseguenze di tipo endocrino, quindi
disfunzioni ormonali. E, infine, da non sottovalutare affatto, gli
effetti psicologici che possono trascinarsi ed amplificarsi negli
anni: disagio, senso di inadeguatezza, solitudine, perdita di
autostima e insicurezza.
Per concludere con un sorriso -
senza sottovalutare l’argomento che è di estrema importanza e
serietà -ricordiamo che c’è chi del cucinare frutta
e verdure ai bimbi ne ha
fatto un’arte! Smita Srivastava, designer e
foodblogger indiana - littlefoodjunction.blogspot.com - non
ha più problemi a far mangiare legumi, verdura e frutta a sua
figlia: grazie a fantasia e creatività ricrea personaggi, animali e
oggetti con gli alimenti, con facce buffe e colori vivaci, per
rendere il momento del pasto interessante e giocoso.
Che ne dite? Ci proviamo anche noi? :-)
Fonti
Gianfilippo Pietra, Deliziose ricette per
i primi 3 anni di vita. Perché fin dallo svezzamento il pasto sia un
momento di salute e di gioia, Red edizioni, Milano, 2004
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