Carissimi lettori del Blog Azur,
in questo intervento vi proponiamo un tema che
riguarda, non solo i bambini, ma la coppia nel suo legame
matrimoniale. Lo spunto viene dalla domanda di una lettrice della
rivista Città Nuova che in una sua lettera così scrive alla
redazione:"Io e mio marito discutiamo spesso davanti ai
nostri figli piccoli e tante volte non riusciamo a capirci. Ognuno
dei due resta sulle sue e poi si sfoga con parenti e amici. Più di
una collega mi ha detto: "Ma chi te lo fa fare di sopportarlo?
Se ti separi i figli soffrono meno e ci guadagni pure
economicamente!" Sono combattuta tra tanti sentimenti."
La risposta è di Letizia Grita Magri.
Nella mentalità corrente, affrontare le
difficoltà e gli imprevisti della vita di coppia è una battaglia
persa. Chi oggi è coniugato o chi si prepara al matrimonio
percepisce la possibilità di separazione e di divorzio come una
conquista sociale, un sacrosanto diritto individuale. Ci sono
situazioni gravi di conflitto familiare che suggeriscono rimedi
estremi; ma quello che è svuotato di senso è il valore del legame
tra due persone che almeno una volta si sono scelte e magari hanno
dato la vita ad altre creature. Si dice: che senso ha continuare a
litigare ogni mattina per le solite incomprensioni? E perché dovrei
continuare ad aspettare che si decida a condividere gli impegni della
casa e dei figli? É se lui (o lei) non mi piace più, perché non
accettare le proposte di quel collega (o quella collega) che mi stima
tanto?
È la ricerca assoluta della propria realizzazione, senza l'ostacolo delle aspettative e delle pretese di nessun altro; come se la natura umana, orientata alla relazione, non si realizzasse proprio nella costruzione di un "noi", che si esprime prima di tutto nel rapporto tra marito e moglie. Il ridimensionamento delle proprie ragioni, la valutazione ragionevole di eventuali cause oggettive (lavoro?) o soggettive (salute?), il realismo di fronte all'infatuazione per quell'altro/a, l'aiuto di persone o coppie esperte e competenti, possono essere passi necessari a recuperare stima reciproca e voglia di ricominciare.
Si dice anche: per i figli è meglio una buona separazione che un cattivo matrimonio. Purtroppo l'esperienza professionale di psicologi e matrimonialisti dimostra che la ferita della separazione dei genitori produce gravi danni.
È la ricerca assoluta della propria realizzazione, senza l'ostacolo delle aspettative e delle pretese di nessun altro; come se la natura umana, orientata alla relazione, non si realizzasse proprio nella costruzione di un "noi", che si esprime prima di tutto nel rapporto tra marito e moglie. Il ridimensionamento delle proprie ragioni, la valutazione ragionevole di eventuali cause oggettive (lavoro?) o soggettive (salute?), il realismo di fronte all'infatuazione per quell'altro/a, l'aiuto di persone o coppie esperte e competenti, possono essere passi necessari a recuperare stima reciproca e voglia di ricominciare.
Si dice anche: per i figli è meglio una buona separazione che un cattivo matrimonio. Purtroppo l'esperienza professionale di psicologi e matrimonialisti dimostra che la ferita della separazione dei genitori produce gravi danni.
Mi domando piuttosto: se i figli sperimentano che,
nonostante le incomprensioni di cui sono testimoni, è ancora
possibile il dialogo, il rispetto, l'ascolto delle ragioni
dell'altro, non sarà che maturano una certa speranza che c'è un
futuro da costruire? E poi, non illudiamoci: capita in tutte le
migliori famiglie il momento di crisi, di delusione, di
incomunicabilità. Mi racconta Marina, sposata da trent'anni: "Quando
mio marito è andato in pensione, stava a casa tutto il giorno e mi
sono trovata a litigare con lui per l'uso dell'unico computer di
casa. "Ma devi proprio starci tutto questo tempo?" gli
dicevo. Ho dovuto fare uno sforzo per smettere di giudicarlo. Alla
fine abbiamo affrontato e risolto insieme il problema. Da allora
condividiamo anche l'impegno come volontari in una onlus".
Quando nella coppia si cerca la via del dialogo,
anche se lì per lì sembra di rimetterci, alla fine si scopre che
tutti ci hanno guadagnato.
Tratto da Città Nuova n. 22 - 25.11.2008
www.cittanuova.it
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