Appunti post campo dei miracoli
Riportiamo degli appunti e spunti di, Chiara
Godina, esperta in pedagogia infantile, dopo un laboratorio tenuto
per genitori.
Mastro Ciliegia era un falegname; vista la
difficoltà a gestire un "particolare" pezzo di legno,
decide di disfarsene e di regalarlo a mastro Geppetto.
Quante volte noi, genitori, abbiamo pensato o
sperato che qualcun altro prendesse il nostro posto?
Ci è mai capitato di "sperare" che la scuola potesse fare, almeno in parte, le nostre veci, soprattutto laddove noi non siamo stati "capaci"?
E' capitato di incolpare la scuola, le insegnanti, la baby sitter, la nonna, la zia o la cugina di non aver soddisfatto le nostre esigenze di genitori "deleganti"?
Ci è mai capitato di "sperare" che la scuola potesse fare, almeno in parte, le nostre veci, soprattutto laddove noi non siamo stati "capaci"?
E' capitato di incolpare la scuola, le insegnanti, la baby sitter, la nonna, la zia o la cugina di non aver soddisfatto le nostre esigenze di genitori "deleganti"?
La risposta a queste domande è il nostro punto di
partenza; il peso ed il valore delle risposte costituiscono la
"responsabilità" che noi, in prima persona, ci siamo
assunti nell'educare i nostri figli.
Mastro Ciliegia ha delegato. E noi? Che genitori vogliamo essere?
Se imitiamo mastro Geppetto ci assumiamo certo una grossa responsabilità: pensate a quante ne ha combinate Pinocchio! Fortunatamente Geppetto è stato ampiamente ripagato di tutte le sue fatiche ed è diventato padre di un bimbo in carne ed ossa. L'amore ha avuto il sopravvento!
Così è nella nostra vita. Non ci sono poi tante differenze tra le fatiche che oggi, nel 2009, noi genitori dobbiamo affrontare nel crescere i nostri figli, da ciò che accadeva alla fine dell'800, quando Collodi ha scritto questo romanzo.
In fondo, noi come Geppetto, dobbiamo accettare che i nostri figli siano "altro da noi", ovvero che diventino se stessi e non siano una copia imperfetta di quello che noi avremmo voluto essere (ma non siamo!).
Le fatiche dell'educare non devono essere finalizzate ad inculcare ai nostri figli il nostro modo di essere, ma devono essere un accompagnamento per far si che i loro talenti e le loro capacità emergano e si sviluppino in una particolare direzione, che non necessariamente è quella che noi abbiamo in mente. Ovviamente, da bravi genitori, faremo di tutto per far sì che la strada intrapresa dai nostri figli sia una strada "buona" e soprattutto cercheremo di essergli vicini quando incontreranno un bivio particolarmente pericoloso.
Per fortuna nel nostro cammino non siamo soli: parenti, amici, insegnanti fortunatamente ci sono. La loro "presenza" va però adeguatamente valorizzata: un reciproco confronto ed ascolto può permetterci di vedere qualcosa nei nostri figli che a noi sfugge (o che non vogliamo vedere). Proprio per il loro bene non dobbiamo vedere in loro solo ciò che funziona o solo ciò che non funziona. Gli estremi non sono mai la scelta migliore. Riuscire ad avere una buona capacità critica nei confronti dei propri figli è molto difficile, soprattutto se si è da soli. Fondamentale allora è, quando possibile, il confronto tra le due figure genitoriali (padre e madre) o chi ne fa le veci, ed il personale educativo e di riferimento per il proprio figlio.
Assumiamoci allora questa responsabilità, senza delegare, condividendo e crescendo insieme!
Mastro Ciliegia ha delegato. E noi? Che genitori vogliamo essere?
Se imitiamo mastro Geppetto ci assumiamo certo una grossa responsabilità: pensate a quante ne ha combinate Pinocchio! Fortunatamente Geppetto è stato ampiamente ripagato di tutte le sue fatiche ed è diventato padre di un bimbo in carne ed ossa. L'amore ha avuto il sopravvento!
Così è nella nostra vita. Non ci sono poi tante differenze tra le fatiche che oggi, nel 2009, noi genitori dobbiamo affrontare nel crescere i nostri figli, da ciò che accadeva alla fine dell'800, quando Collodi ha scritto questo romanzo.
In fondo, noi come Geppetto, dobbiamo accettare che i nostri figli siano "altro da noi", ovvero che diventino se stessi e non siano una copia imperfetta di quello che noi avremmo voluto essere (ma non siamo!).
Le fatiche dell'educare non devono essere finalizzate ad inculcare ai nostri figli il nostro modo di essere, ma devono essere un accompagnamento per far si che i loro talenti e le loro capacità emergano e si sviluppino in una particolare direzione, che non necessariamente è quella che noi abbiamo in mente. Ovviamente, da bravi genitori, faremo di tutto per far sì che la strada intrapresa dai nostri figli sia una strada "buona" e soprattutto cercheremo di essergli vicini quando incontreranno un bivio particolarmente pericoloso.
Per fortuna nel nostro cammino non siamo soli: parenti, amici, insegnanti fortunatamente ci sono. La loro "presenza" va però adeguatamente valorizzata: un reciproco confronto ed ascolto può permetterci di vedere qualcosa nei nostri figli che a noi sfugge (o che non vogliamo vedere). Proprio per il loro bene non dobbiamo vedere in loro solo ciò che funziona o solo ciò che non funziona. Gli estremi non sono mai la scelta migliore. Riuscire ad avere una buona capacità critica nei confronti dei propri figli è molto difficile, soprattutto se si è da soli. Fondamentale allora è, quando possibile, il confronto tra le due figure genitoriali (padre e madre) o chi ne fa le veci, ed il personale educativo e di riferimento per il proprio figlio.
Assumiamoci allora questa responsabilità, senza delegare, condividendo e crescendo insieme!
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