Spunti e appunti post campo dei
miracoli... per perdonare!
Chiara Godina, educatrice, ci ha "regalato"
in questo breve post degli spunti e dei suggerimenti sul tema del
perdono e, come dice il titolo stesso, dell'educare per perdonare...
"Un piccolo gattino geloso della sua
“sorellastra” gabbianella. Un attimo di rabbia, una gelosia
celata… ed il danno è fatto.
Un bambino con una sorellina diversamente abile. Un momento di libertà… una grande perdita.
Un papà, un marito, un figlio. La sofferenza nascosta, il male sconosciuto, l’incapacità di amare.
Tre storie, tanti modi di dire “perdono” (Non dal verbo “perdonare”, ma da “per – donare”, “per fare un dono” a qualcuno, ad un figlio, ad un amico, ad un fratello, ad una sorella, al coniuge). Per-donare vuol dire allora trovare il modo di donare sempre qualcosa a chi ci è accanto, a chi chiede il nostro amore, la nostra attenzione, il nostro tempo. Se riusciamo nell’intento allora il nostro “per-donare” si tramuterà inevitabilmente nella possibilità di educare. Ma Per-donare non è un’impresa semplice. Ci sono spesso molti “ma” e “però” che ritornano, che non permettono di per-donare veramente. Il ricordo della sofferenza o di qualcosa che in un modo o nell’altro ci ha fatto male, non ci è piaciuto, è difficile da eliminare.
Un bambino con una sorellina diversamente abile. Un momento di libertà… una grande perdita.
Un papà, un marito, un figlio. La sofferenza nascosta, il male sconosciuto, l’incapacità di amare.
Tre storie, tanti modi di dire “perdono” (Non dal verbo “perdonare”, ma da “per – donare”, “per fare un dono” a qualcuno, ad un figlio, ad un amico, ad un fratello, ad una sorella, al coniuge). Per-donare vuol dire allora trovare il modo di donare sempre qualcosa a chi ci è accanto, a chi chiede il nostro amore, la nostra attenzione, il nostro tempo. Se riusciamo nell’intento allora il nostro “per-donare” si tramuterà inevitabilmente nella possibilità di educare. Ma Per-donare non è un’impresa semplice. Ci sono spesso molti “ma” e “però” che ritornano, che non permettono di per-donare veramente. Il ricordo della sofferenza o di qualcosa che in un modo o nell’altro ci ha fatto male, non ci è piaciuto, è difficile da eliminare.
Il genitore per educare il figlio all’amore deve
comprendere l’importanza che il per-donare ha, sempre, nelle
piccole “questioni” quotidiane, così come in quelle più grandi.
La coerenza educativa fa perno proprio sulla capacità del genitore
di perdonare il proprio figlio («oggi non vai in palestra perché la
maestra mi ha detto che ti ha dovuto sgridare perché non avevi
voglia di mangiare la pasta rossa che di solito ti piace tanto…»
potrebbe essere sostituito con «La maestra mi ha detto cosa è
successo oggi. Hai capito perché si è arrabbiata? Bene… allora
adesso andiamo in palestra e quando avrai finito la partita sarai
così affamato che scommetto mangerai due piatti di pasta
rossa!!»).
La stessa vicenda può essere osservata da diverse angolazioni ed in questo modo si ha la possibilità di comprendere i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti. Il gattino non riesce a perdonare che i grandi possano voler bene anche a qualcuno diverso da lui. I grandi non riconoscono e quindi non perdonano una legittima richiesta di attenzione.
La stessa vicenda può essere osservata da diverse angolazioni ed in questo modo si ha la possibilità di comprendere i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti. Il gattino non riesce a perdonare che i grandi possano voler bene anche a qualcuno diverso da lui. I grandi non riconoscono e quindi non perdonano una legittima richiesta di attenzione.
Il bambino non riesce a perdonarsi la colpa di
avere una sorella gemella così. I genitori sono ciechi di fronte
alla sofferenza del figlio, che deve essere perfetto e non deve avere
bisogno di alcun perdono… almeno lui non deve mai sbagliare.
L’uomo non riesce a perdonare il fatto che una
malattia ha impedito a sua madre di esserlo veramente. Il timore di
guardare in faccia la realtà ha impedito a tutti di perdonare la
sofferenza che ogni malattia porta con sé, non sul malato, ma sulle
persone che gli stanno accanto."
Grazie Chiara per questo interessante spunto di
riflessione.
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