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giovedì 13 gennaio 2011

La fata turchina: educare per perdonare!


Spunti e appunti post campo dei miracoli... per perdonare!
Chiara Godina, educatrice, ci ha "regalato" in questo breve post degli spunti e dei suggerimenti sul tema del perdono e, come dice il titolo stesso, dell'educare per perdonare...
"Un piccolo gattino geloso della sua “sorellastra” gabbianella. Un attimo di rabbia, una gelosia celata… ed il danno è fatto.
Un bambino con una sorellina diversamente abile. Un momento di libertà… una grande perdita.
Un papà, un marito, un figlio. La sofferenza nascosta, il male sconosciuto, l’incapacità di amare.

Tre storie, tanti modi di dire “perdono” (Non dal verbo “perdonare”, ma da “per – donare”, “per fare un dono” a qualcuno, ad un figlio, ad un amico, ad un fratello, ad una sorella, al coniuge). Per-donare vuol dire allora trovare il modo di donare sempre qualcosa a chi ci è accanto, a chi chiede il nostro amore, la nostra attenzione, il nostro tempo. Se riusciamo nell’intento allora il nostro “per-donare” si tramuterà inevitabilmente nella possibilità di educare. Ma Per-donare non è un’impresa semplice. Ci sono spesso molti “ma” e “però” che ritornano, che non permettono di per-donare veramente. Il ricordo della sofferenza o di qualcosa che in un modo o nell’altro ci ha fatto male, non ci è piaciuto, è difficile da eliminare.
Il genitore per educare il figlio all’amore deve comprendere l’importanza che il per-donare ha, sempre, nelle piccole “questioni” quotidiane, così come in quelle più grandi. La coerenza educativa fa perno proprio sulla capacità del genitore di perdonare il proprio figlio («oggi non vai in palestra perché la maestra mi ha detto che ti ha dovuto sgridare perché non avevi voglia di mangiare la pasta rossa che di solito ti piace tanto…» potrebbe essere sostituito con «La maestra mi ha detto cosa è successo oggi. Hai capito perché si è arrabbiata? Bene… allora adesso andiamo in palestra e quando avrai finito la partita sarai così affamato che scommetto mangerai due piatti di pasta rossa!!»).
La stessa vicenda può essere osservata da diverse angolazioni ed in questo modo si ha la possibilità di comprendere i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti. Il gattino non riesce a perdonare che i grandi possano voler bene anche a qualcuno diverso da lui. I grandi non riconoscono e quindi non perdonano una legittima richiesta di attenzione.
Il bambino non riesce a perdonarsi la colpa di avere una sorella gemella così. I genitori sono ciechi di fronte alla sofferenza del figlio, che deve essere perfetto e non deve avere bisogno di alcun perdono… almeno lui non deve mai sbagliare.
L’uomo non riesce a perdonare il fatto che una malattia ha impedito a sua madre di esserlo veramente. Il timore di guardare in faccia la realtà ha impedito a tutti di perdonare la sofferenza che ogni malattia porta con sé, non sul malato, ma sulle persone che gli stanno accanto."
Grazie Chiara per questo interessante spunto di riflessione.

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