Informazioni personali

La mia foto
AZUR è presente e attiva sul mercato da più di 35 anni. Situata tra le verdi vallate del Chianti, è una tra le maggiori aziende in Italia nel campo degli arredi per la Prima Infanzia. Realizzare cose belle, utili, che possano essere funzionali alle esigenze delle mamme e accogliere, in piena sicurezza e in grande armonia, i primi passi del bambino è la nostra mission. Creatività, artigianalità, amore per il bello. AZUR in questi anni ha raccolto le sfide di un mercato in continua evoluzione ed è cresciuta rinnovandosi continuamente e creando sempre nuove linee di prodotti. I prodotti a marchio AZUR e il “segreto” che li anima sono a disposizione nei 600 punti vendita sparsi sull’intero territorio nazionale. AZUR distribuisce i prodotti a marchio BEABA e BEBECAR sul territorio nazionale.

lunedì 27 febbraio 2012

Le prime parole del bambino


Si sa che nello sviluppo del linguaggio esistono altissime variabilità individuali, ma si possono rintracciare delle precise tappe nella capacità di comunicare verbalmente. Il linguaggio parlato è certamente la forma più evoluta di comunicazione, ma non è l'unica: il pianto, le grida, le variazioni di intonazione, i gesti, gli sguardi, i sorrisi sono tutti comunicazione ed espressione. Fin dalla nascita si instaura tra il bambino, la mamma e tutte le persone che lo circondano un ciclo comunicativo definito “periodo prelinguistico”.  Il culmine di questo processo è la “prima parola”, un momento importantissimo della sua crescita e, pertanto, desiderato e poi accolto con profonda gioia.
Dai 6-7 mesi, indicativamente, il bambino inizia a riconoscere le caratteristiche dei suoni del suo ambiente e quindi ad uniformare le proprie espressioni a quelle dei genitori. Così, iniziano a comparire i primi vocalizzi e i primi suoni che assomigliano a delle consonanti. In questa fase il bimbo ama auto-ascoltarsi e imitare quello che sente. Nel contempo, il bambino fa altri progressi importanti per la comunicazione: inizia a voler afferrare gli oggetti, reagisce in modo diverso ai suoni, ai rumori, alle voci, alle luci e alle carezze. Inoltre, avvengono cambiamenti fisici come la variazione della dimensione della testa e del collo e la laringe che inizia ad abbassarsi in modo da lasciare più spazio alla lingua. Tutto questo porta alla fase successiva, quella della “lallazione” ossia della produzione ripetuta di sillabe.
Le sequenze di suoni, dalle più semplici alle più complesse, sembrano non avere un significato linguistico preciso eppure esprimono vari stati emotivi, grazie al ritmo e alla melodia dei suoni.  Non dobbiamo “sforzarci” di trovare un significato in quelle sillabe, piuttosto possiamo giocare con il bambino e i suoi suoni. Durante questo periodo, infatti, il bambino aumenta anche le proprie capacità imitative, si diverte a provocare in quanto maggiormente consapevole del contenuto emotivo del linguaggio adulto.
Verso la fine del primo anno di vita le produzioni vocali del bambino diventano sempre più intenzionali e ricche di significato. La “parola” è segnalata dalla coerenza tra il suono emesso e il significato attribuito, espresso e ripetuto. Questo avviene dopo che il bambino ha accumulato “esperienze sensoriali” con gli oggetti e i fatti che lo circondano.
In genere, tra i 12 e i 15 mesi il bambino usa le prime parole sia per denominare sia per chiedere e dai 24 mesi inizia ad usare le prime combinazioni spontanee di parole, diminuendo l’uso dei gesti per indicare.
Proprio in questi giorni, un gruppo di ricercatori americano ha pubblicato un lavoro, intitolato “Language Development Survey” e ha individuato una lista di parole che un bambino dovrebbe conoscere e utilizzare una volta compiuti i 2 anni d’età.
Mamma, papà, latte, cane e biscotto, sono alcune delle 25 parole più comuni che caratterizzano questa età, anche se l’elenco potrebbe essere ben più ricco e comprendere fino a circa 350 parole. Mediamente infatti si calcola che il bimbo usi almeno 150 parole. Non è il caso di allarmarsi se il bambino inizia a parlare più tardi; infatti, gli esperti affermano che anche persone considerate in seguito abili oratori a volte hanno imparato a parlare più tardi del normale.
Qualora il bambino però mostrasse gravi difficoltà a 2 anni e mezzo d’età, allora potrebbe essere utile un incontro con un logopedista entro i 3 anni d’età. 
Senza dubbio, un aspetto importantissimo è l’insostituibile interazione tra bambino e genitori, quella relazione comunicativa, ricca di emozioni, che è necessaria per la fase dello sviluppo del linguaggio.
Fonti: 
http://www.rcvr.org/agbd/8giorno/anno0104/linguaggio.htm Lo sviluppo del linguaggio. Dr. Maria Teresa Menegus
http://www.italiasalute.it/10853/Le-25-parole-che-contano-a-due-anni.html Le 25 parole che contano a due anni. Un bimbo a quest’età dovrebbe conoscerle e utilizzarle. dr.ssa Anna Saito
Altre informazioni:

Nessun commento:

Posta un commento